Arena vigevanese

…Ma il pubblico latita

Una Stella, Eteri Lamoris, ha brillato nel cielo tempestoso di Rigoletto, andato in scena in prima nazionale nel cortile del Castello di Vigevano domenica e mar- tedi scorso. La prima delle due opere di Verdi (la seconda sara il Nabucco) che saranno proposte in questo primo festi¬val estivo nato grazie alia Melictes e ac- colto dall’Amministrazione Comunale di Vigevano ha raccolto purtroppo, co¬me in occasione del Gala d’apertura, un pubblico limitato rispetto alia ricettivita prevista dell’impianto (anche se la re¬plica di martedi ha avuto una parteci- pazione superiore alle attese).

A parte il discorso sul costo dei biglietti, forse i canali di comunicazione, soprat- tutto fuori citta, non sono stati abba- stanza puntuali e precisi, fatto sta che e un vero peccato che un lavoro di cosi buon livello, proposto in un ambiente delizioso come Castello, di grande im- patto, tale da fare quasi invidia alia ce¬leb ratissima Arena di Verona, abbia a- vuto un riscontro cosi limitato.

Ma torniamo alio spettacolo. Eteri La¬moris, dicevamo, nel ruolo di Gilda ha veramente conquistato senza riserve il pubblico. Una voce di timbro molto bel- lo, una vocalita al servizio della scrittu- ra verdiana con accenti accorati ed una tecnica senza nessuna sbavatura, oltre alia personale bellezza, hanno dato vita ad una dolce e vocalmente entusia- smante interpretazione.

Con lei, nel ruolo di Rigoletto, Giorgio Zancanaro che affronta senza alcun problema il ruolo tante volte imperso¬nate, forse con un figura troppo bella, piu. adatta a un Conte di Luna о ad un Guglielmo Tell. Zancanaro si erge in statura fisica e vocale, quando il buffone acquista nel dolore dello schemo e dell’affronto il «retaggio di ogni uom, il pianto».

Il perdurare delle non perfette condi- zioni di salute ha costretto il tenore Pie¬tro Ballo a rinunciare alia prima e la- sciare il ruolo al giovane tenore Manuel Beltram Gil. Il suo Duca ha guadagnato nel cambio la figura di giovane esube- rante molto convincente sotto l’aspetto scenico, pur avendo un volume di suono inadatto alio spazio aperto, se pur con un bel timbro. C’e stato qualche proble¬ma in alcuni passaggi (forse per la ten sione del cambio improwiso). Comple- tavano una compagnia di canto di otti- mo livello la voce profonda. del basso A- lexander Anisimov nel ruolo di Spara- fucile, che ha raccolto forti consensi; Ketty Holler, una bella voce di contralto come Maddalena. Ma tutti i comprima- ri, che a volte, anche in importanti edi- zioni discografiche sono di scarso livel¬lo, qui si sono rivelati ottimi cantanti; la bella voce nobile del basso Francisco Vails (Monterone), la forte presenza scenica e vocale di Enrico Marabelli

(Marullo), che avevamo gia apprezzato al Cagnoni nelle produzioni AsLiCo, e ancora Daniele Giannini, Susanna Branchini, Bryan Dan,Anna Chiara Far- neti e Giorgia Bertagni.

L’opera d’arte e un fatto composto da moltissimi fattori e, accanto a cast ed orchestra che sono gli ingredienti, oc- corre un buon cuoco, anzi due, scusate il paragone. Con questo spettacolo cosi complesso il direttore Alberto Nanetti i- nizia ad affrontare il melodramma, do- po un’attivita dedicata in prevalenza al¬ia musica per danza (lo ritroveremo in Giselle). Alla testa dell’Orchestra Filar- monica Italiana ha offerto una buona prova, riuscita ma ancora da maturare. Occorre approfondire un proprio punto di vista, e sapere imporlo, un po’ piii di polso insomma.

Il regista Gianmaria Romagnoli ha pro¬posto la tragedia verdiana in modo mol¬to tradizionale, limitandone al massimo gli stravolgimenti, ma con due persona- lizzazioni. All’inizio la messa in scena del rapimento della figlia di Monterone, e nell’atto terzo l’uccisione di Gilda da parte di Maddalena, quasi per sottoli- neare il fascino fatale che il Duca eser- cita sulle donne, spingendo Gilda al sa- crificio e Maddalena all’omicidio.

Un ultimo accenno alle comparse. For¬se non tutti sanno che la maggior parte erano figuranti del nostro palio. L’asso- ciazione Sforzinda e stata contattata di- rettamente dalla Melictes. Una scelta non a caso: si tratta infatti di persone che sanno come indossare con disinvol- tura abiti di scena imponenti, abituati a reggere ed a muoversi con portamento regale. Ne rivedremo ancora una set- tantina di loro nel Nabucco.

Mario Mainino